1.2 Il parroco bene

 

Il parroco non aveva mai messo piede in quel di San Giovanni. Aveva fatto il '68 a Roma e il viceparroco in un quartiere bene di Catania, con dei giovani bene, che d'estate facevano il loro bel campo a Courmayeur o sulle Dolomiti, tra messe chitarrate bene e primi amori. La filosofia iniziale del nuovo parroco è: ‘largo ai giovani e quel che succede succede’.

Del resto non sa da dove cominciare in un luogo dove non conosce nessuno, se non alcuni ragazzi che facevano attività sportiva con il CSI e che di tanto in tanto affacciavano a giocare nella sua ex-parrocchia, fra cui alcuni suoi ex-alunni. Fu così che un gruppo di ragazzi diciottenni o giù di lì, più svegli degli altri o giù di lì, presero l'iniziativa e cominciarono una nuova avventura. Un avventura minima e semplice, simile a tante altre, ma unica. Minima, semplice, comune, unica, come tutte le cose veramente buone e belle.

Fu riaperto un oratorio chiuso da dieci anni; fu riadattato a teatrino-salone un fatiscente locale serrato dall’edera; si organizzò una grande festa da ballo che attirò decine di giovani (6.11.87); si tennero aperti quei locali e ogni pomeriggio ci si vedeva; ogni sabato poi si dava una festa (erano i mitici anni degli U2 e dei Simple Minds, dei REM e degli Smiths; e i Denovo facevano sognare le band catanesi). Si riorganizzarono i gruppi giovanili, si formò il gruppo-canti, si rivitalizzarono le celebrazioni. Centinaia di giovani nel giro di pochi mesi iniziarono a gravitare attorno alla parrocchia. Giovani che chiedevano più spazio, giovani che proponevano nuove idee, giovani che non avevano intenzione di stare con le mani in mano. Ma perché?

 

 

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